Marzo 2016
Pensavate di esservi liberati delle babbucce?
Proprio come nella favola di Heinrich Zimmer, da cui la riflessione si è sviluppata negli ultimi mesi, non ci si libera facilmente di loro...
SAMSKARA: termine sanscrito che indica “impressioni, condizionamento, assuefazione”
Samskara è il nostro stato di coscienza ordinario, quello attraverso cui ci rapportiamo con il mondo.
È il prodotto del nostro essere esposti nei diversi avvenimenti che la vita ci fornisce; è il modo di affrontarli.
È un processo che si svolge in ogni istante, attraverso le azioni, le intenzioni e le parole.
L'elaborazione e lo scambio di questi elementi possono essere chiamati, in sanscrito, CIBO o ANNA.
Ogni atteggiamento lascia un residuo e quel residuo è l'origine di un ulteriore catena di atti. Questo avviene sia nella nostra mente, sia nel corpo, sia nei nostri comportamenti.
Domanda interessante: Perchè io, voi, e tante altre persone che si preoccupano di dare un senso alla vita, dovremmo voler uscire dallo stato samsarico, che è il nostro stato di coscienza ordinario?
Non credo ci sia una risposta che possa valere per tutti nello stesso modo, varierà da persona a persona. Nella risposta ci sono ragioni culturali, di curiosità, di ricerca e crescita personali.
E' stato detto che la condizione iniziale dell'essere umano è informe, opaca, anche impura; l'uomo è un essere che “dice la non-verità”. Così egli potrebbe continuare a vivere, ma senza lasciar tracce significative di sé.
Diversamente, egli dovrà comporre un'insieme di azioni collegate che attivano un'azione (KARMAN) virtuosa. Egli dovrà avere la convinzione che l'azione eccellente è quella che porta dentro di sé una trasformazione finale.
Qualcuno chiama questa trasformazione: realizzazione o liberazione.
Opera eccellente
Cosa deve contenere quest'opera eccellente? …. il desiderio.
Non però quello generico, instabile, oscillante fra entusiasmi e cedimenti. Non quello che si vuole perseguire con imprecisione e, per questo motivo non si realizzerà o si realizzerà parzialmente o si otterrà qualche cosa di simile.
Dovrà essere un desiderio che si differenzia da tutti gli altri, taglia i suoi legami con la rete degli altri desideri per divetare l'unico che si dovrà realizzare.
Ciò premesso, lo stile di vita del nostro amico Abu Kasem resta un perfetto esempio da imitare al contrario. E' la scuola di perfezionamento; è una miniera di virtù assopite da svelare.
Oltre a cambiarci le babbucce, che fare?
Lo yoga ci suggerisce molte possibilità, ma ovviamente, il cammino sarà tutto nostro. Affascinante è lo yoga... è la vita.
La pratica e lo studio continuano, oltre al tappetino, con un'altra lettura della figura di Abu Kasem, tema del prossimo articolo di Aprile, dal titolo: “La nozione di SFORZO”.
Molte grazie, Silvia Caleffi