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Luglio 2016

LO YOGA, IL DENARO, LA RELAZIONE INSEGNANTE/ALLIEVO  

Idee per perplessi (seconda parte)

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Riprendo dalla domanda della rubrìca precedente: è migliore lo yoga di ieri o quello di oggi?

Tentare una risposta è estremamente complesso; qualunque tentativo ci riporta al controverso problema dell'autenticità di uno yoga rispetto ad un'altro.

 

E' buona cosa non dimenticare che lo yoga è un CAMMINO (parola scritta con le lettere maiuscole), lo era ieri, come lo è oggi.

Le parole CAMMINO e VIA sono da sempre utilizzate per indicare una trasformazione possibile nell'essere umano, trasformazione che sfocia in quello che si è chiamato Risveglio o Liberazione.

La maggior parte delle persone che intraprendono o si impegnano o che vorrebbero impegnarsi su un CAMMINO, inizialmente non sanno bene in che cosa consista un CAMMINO. Forse ne hanno sentito parlare o forse ne hanno solo una conoscenza intellettuale perchè hanno letto tante belle cose intorno al percorso yogico e ai suoi risultati, o sul senso di “viaggio” o “navigazione” proposto dal Buddha accostato alla sadhana (sentiero di disciplina spirituale).

Ma, altra cosa è fare il CAMMINO calato nella vita quotidiana e, in secondo luogo, chi è colui/colei che si dedica alla pratica dello yoga?

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Libellula - Boris Indrikov Art

 

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Tanti stili

Qualche considerazione e confronto sono inevitabili data la grande distanza di tempo, di storia e di luoghi geografici fra lo yogi di “ieri” e di “oggi”. Non si può fare a meno di constatare un cambiamento di forma e di linguaggio intervenuti nel tempo rispetto alla tradizione CLASSICA, e non si devono dimenticare l'entità delle trasformazioni pratico-discorsive e le gradazioni delle traiettorie del fenomeno yoga. Qualche esempio di cambiamento...

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Ieri: chi si dedicava alla pratica dello yoga

Era il saggio, colui che aveva il dominio sui sensi.

L'asceta, colui che era pronto a un esercizio lungo e ininterrotto.

Altro punto essenziale che è fonte di grandi confusioni oggi, è che gli insegamenti tradizionali, sia il Buddhismo Zen e quello tibetano, il Sufismo, i diversi yoga indù o il Vedanta, come sono stati trasmessi, di secoli in secoli, verbalmente e successivamente esposti in testi, erano destinati a candidati alla saggezza, a discepoli diversi da quello che è il discepolo europeo o anche dall'indiano moderno che, all'età di venti, trenta, quarant'anni, decide di consacrarsi allla ricerca della LIBERAZIONE, alla realizzazione del SE'.

 

Oggi: chi si dedica alla pratica dello yoga

“Tutti”, a qualunque età, e a partire da qualsiasi stile di vita e qualsiasi fede. Dai bambini agli adulti e agli anziani.

 

Ieri: come si praticava

Shvetashvatara Upanishad: “La mente dopo essersi liberata dalle sue scorie con l'esercizio del pranayama si fissa sul Brahaman, e perciò si insegna il pranayama. Prima si devono purificare i nervi, poi viene il potere di praticare il pranayama come segue: si chiude la narice destra con il pollice e si aspira attraverso la narice sinistra secondo la vostra capacità; subito dopo, senza trattenere il respiro, espirate l'aria dalla narice destra chiudendo quella sinistra. Indi aspirate di nuovo dalla narice destra, chiudendo la sinistra col pollice, secodo la capienza dei vostri polmoni; espellete l'aria dalla narice sinistra. Facendo questo esercizio tre o cinque volte al giorno in quattro differenti momenti della giornata – prima dell'alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio e a mezzanotte - si purificano i nervi in quindici giorni o in un mese. Allora ha inizio il pranayama”.

 

Oggi: come si pratica

Prendendosi pause dal lavoro, rosicchiando del tempo ad altre faccende, alla famiglia, ai figli; si pratica come uno sport.

 

Ieri: dove si praticava

GITA (cap. VI, versetto 11) “Dopo aver fatto mettere in un posto pulito il suo solito seggio, non troppo elevato né troppo basso, riparato dal vento e dall'eccessiva luce, coperto di erba, di una pelle di antilope, una cosa sull'altra...”

(versetto 12) “...allora, fissando la mente su un unico punto, avendo messo sotto controllo le attività del pensiero e dei sensi, che egli pratichi lo yoga per la purificazione del sé”.

(versetto 13-14-15) “Mantenendo immoti il corpo, la testa e il collo, stando fermo, guardando fissamente la punta del proprio naso e senza guardare lo spazio d'intorno, con l'animo tranquillo e senza paura, saldo nel voto di castità dell'aspirante brahmano, dopo aver domato la sua spiche, col pensiero a me fisso, con l'animo in armonia, sieda...”

 

Oggi: dove si pratica

In palestra, in ufficio, nei parchi, in piscina, in sauna, in gruppo nelle sale delle palestre spesso affollatissime o in centri yoga specializzati.

 

Ieri: perchè si praticava

Per dominare il mondo esterno, cioè lo yogin, divenuto padrone della materia, rigetta il concetto che la materia stessa sia l'ultima e vera realtà. L'uomo diventa il vero protagonista e conoscitore di se stesso, la cui forza interiore e il costante contatto con il divino sono gli unici strumenti per l'autorealizzazione.

Yoga Sutra (Patanjali – cap. I, versetto 1): “Ora (si procederà a) un'esposizione dello yoga”.

Yoga Sutra (Patanjali – cap.I, versetto 2): “Lo yoga è la soppressione delle modificazioni della mente” … ecco ciò di cui tratta la disciplina yoga: incondizionata sospensione di tutta la struttura psichica che la razza umana ha costruito per secoli (la cosìddetta “mente”).

Yoga Sutra (Patanjali – cap. I, versetto 21): “il "samadhi” è prossimo a coloro che sono dotati di acuta e penetrante intelligenza. Può accadere assai rapidamente, altrimenti (il samadhi) è graduale, con sforzo e impegno. Se benedetti dalla tenerezza emotiva e dalla grazia del cuore, allora la trascendenza avrà un alto tipo di luminosità poiché risplenderà di compassione".

 

Oggi: perché si pratica

Per la salute fisica ed emotiva; per estetica; per risolvere problemi esistenziali; per essere più pazienti e tolleranti; per coltivare la “spiritualità” o “l'interiorità”; per far fronte all'ansia; per accrescere l'autostima, per avere più lucidità e chiarezza mentale per dirigere meglio (in politica, nelle aziende, ecc...).

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 Riflessioni tratte dai discorsi di  Vimala Thakar (1921-2009)

“Lo YOGA è il CAMMINO dell'impavido che dice che non la sofferenza, bensì la libertà, è la natura della vita. Poco importa se restiamo soli ad affrontare le sfide che la vita ci lancia, bisogna osare vivere quella solitudine e agire sulle basi della propria intelligenza e comprensione e non della passata conoscenza, dei ricordi o scelte personali. Ci vuole molto coraggio”.

 

Con la rubrìca di settembre continuerò a sviluppare il tema principale che prevede l'argomento “denaro” e “la relazione insegnante allievo”.

 

Molte grazie, Silvia Caleffi

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